mercoledì 3 luglio 2013

Pari Opportunità: le donne scrivono nuovamente a Letta, e alla delegata Cecilia Guerra

Aderiamo anche noi, con grande piacere.

Al Presidente del Consiglio, Enrico Letta
e alla Vice Ministra con delega alle Pari Opportunità, Cecilia Guerra
e per conoscenza a tutte le Ministre e alle elette in Parlamento  
Dando il benvenuto alla  nuova delegata alle Pari Opportunità, desideriamo sottoporre al Presidente del Consiglio alcune riflessioni.
Per fare veri progressi sappiamo bene quanto sia importante che saperi, esperienze, pratiche trovino le espressioni e i modi per un confronto utile e condiviso. Tra e con le donne. E’ questa la strada innovativa che, ricercata e intrapresa dal ministero delle Pari opportunità di Josefa Idem, le donne e le tante associazioni hanno apprezzato dopo anni di deludenti politiche di pari opportunità.
Non abbiamo motivo di dubitare che la nuova delegata saprà tessere relazioni altrettanto significative nel rispondere alle richieste che vengono dal mondo delle donne (e da chi reclama pari opportunità reali), alla ricerca delle soluzioni migliori. Questo ci auguriamo.
Esprimiamo tuttavia disappunto per il fatto che il Presidente del Consiglio, nella lettera al Corriere della Sera (rispondendo alle preoccupazioni già espresse da moltissime donne e associazioni), abbia ricalcato il metodo, tutto maschile, storicamente proprio a partiti e istituzioni: spiegare a chi dissente che non ha capito - o che ha frainteso (benché si possano scegliere le parole migliori e più educate per farlo, come Letta dimostra).
In questo caso, il Premier si è premurato di spiegare che chi governa ha ben chiaro di cosa le donne hanno bisogno, farà dunque il meglio per loro, spiegandoci perché dobbiamo apprezzare.

Ma, per veri cambiamenti, questo metodo non è più accettabile, per tutte e per tutti: va sradicato dalle pratiche istituzionali e politiche perché privo di relazione e di riconoscimento del valore di quanto già stato fatto e della differenza. Differenza che noi vogliamo portare al governo del Paese, nei luoghi dove si decide per tutti, anche per noi.

Si può discutere sulle forme ma quello di cui abbiamo bisogno è un Ministero con poteri reali e forti. In molte abbiamo dubbi, anche in base all’esperienza, sull’efficacia di un Ministero delle Pari opportunità, riguardo a come fin qui abbiamo visto esercitare la delega alle Pari Opportunita (ricordiamo, infatti, che un vero Ministero dedicato ai diritti delle donne l’Italia non l’ha mai avuto). Alcune guardano con favore alla scelta francese, cioè un ministero che valuta preventivamente tutti gli atti degli altri dicasteri (per vagliare ed eventualmente correggere, progetti e proposte in base a rigorose valutazioni di impatto di genere); altre al metodo dei Paesi scandinavi.
Certo si possono e si devono considerare strade nuove.

Ma senza relazioni paritarie, rispettose delle esperienze già fatte e delle differenze, questo non sarà possibile.
Abbiamo bisogno di superare i metodi impositivi della politica maschile tradizionale; in caso contrario il significato delle parole, incluse quelle del premier Letta, continuerà a venire svuotato da comportamenti dirigisti ormai obsoleti.

Si tratta, con coraggio, di fare un passo in più, nominando una ministra che potrà essere anche la stessa Cecilia Guerra, apprezzata da tutte noi per le sue capacità e competenze.

Certe che il Presidente del Consiglio vorrà tener conto di questi spunti, nel frattempo con stima rivolgiamo alla Vice Ministra Cecilia Guerra i nostri più sentiti saluti e auguri di buon lavoro.

2 Luglio 2013 • le prime firmatarie:
ABA Associazione Anoressia Bulimia
Amiche di ABCD
Assolei
Matilde Baroni/fisica e scrittrice
Luisa Betti/Giornalista - blog Antiviolenza
Marina Calloni/Filosofa politica e sociale - Univ. Milano-Bicocca
Laura Cima/Laboratorio Politico Torino 
Sabina Ciuffini/Unaqualunque
Corrente Rosa
Caterina della Torre/Dols
Noemi Di Gioia /giornalista e scrittrice
Donne che si sono stese sui libri e non..
Donne della realtà
Donne e informazione
Donne inQuota
Donne ultraviolette
Donne per Milano
Maria Pia Ercolini/Toponomastica femminile
FimminaTv
Gio (osservatorio studi di genere delle 4 università romane)
inGenere
Emanuela Irace
Le nostre figlie non sono in vendita
Liberadonna
L'Oro delle Donne
Lorella Zanardo/il Corpo delle Donne
Marea
Noi Donne 2005
Parimerito
Power & Gender
Radio delle Donne
Rete Donne per la Rivoluzione Gentile
Rete per la Parità
Barbara Spinelli/Giuristi Democratici
Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza nella città
TerradiLei 

lunedì 3 giugno 2013

Lo stupro secondo Le Iene: il Direttore di rete è d'accordo? Direttore, rispondi!

«Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male... nel senso che mi sento svenire... non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo... per l’umiliazione... per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello... per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero... mi fanno male anche i capelli... me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia... è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca. Cammino... cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura. Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora... Sento le loro domande. Vedo le loro facce... i loro mezzi sorrisi... Penso e ci ripenso... Poi mi decido... Torno a casa... torno a casa... Li denuncerò domani». 
Sono parole di Franca Rame, dopo lo stupro subito da una squadra di fascisti. Ma ancora oggi, se gli stupratori negano (e quando mai ammettono?), se non ti hanno visto in mille, mentre eri in quell'incubo, se denunci domani: sei una bugiarda. 
Franca se ne è andata, ma per lei e per tutte quelle che subiscono violenza, parleremo noi.

Al Direttore di rete Luca Tiraboschi
E, per conoscenza:
Redazione di Le Iene
redazioneiene@mediaset.it
SLC - Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione 
segreteria.nazionale@slc.cgil.it 
al segretario Francesco Aufieri

Egregio Direttore,
ultimamente un notissimo programma di intrattenimento e informazione di Italia1, Le Iene, reso molto popolare da servizi di denuncia che portano alla luce episodi di ingiustizie, truffe e corruzione, si è reso (inaspettatamente) portatore di contenuti fuorvianti e pericolosi riguardo alla percezione del tragico fenomeno della violenza di genere. 
Al punto di raccogliere l’idea, sostenuta da alcuni, che le denunce presentate dalle donne contro violenze sessuali e domestiche, o atti di pedofilia, sia in gran parte “falsa”, addirittura indotta da un presunto malcostume femminile di denunciare “falsi abusi” al puro scopo di fare dispetti a persone di sesso maschile o di ricattare i rispettivi compagni.

Un’idea rivoltante, che nessun riscontro ha nella realtà, e che comporta il gravissimo pericolo di alzare ulteriormente il tasso di misoginia in un paese che vanta già un tristissimo primato nel continuo susseguirsi di femminicidi.

Un’idea che fa capolino anche in un servizio dall’eloquente titolo “Sesso.. o stupro?” presentato nella puntata del 2 giugno, in cui si mette in dubbio una sentenza di colpevolezza per stupro aggravato, senza alcun elemento serio. Dunque sulla base di cosa? Del parere dei due condannati.
Un servizio che ci ha profondamente indignato. I due uomini, condannati a 5 anni per stupro di gruppo e lesioni personali aggravate, hanno potuto dichiarare, davanti a milioni di persone, che la sentenza è persecutoria in quanto basata praticamente sul nulla: loro sono innocenti, in quanto adescati da una donna che ha richiesto di far sesso con loro. Cioè il quadro è esattamente lo stesso fornito eternamente dagli accusati, in tutti i processi per stupro che si rispettino: le vere vittime sono loro, mentre il colpevole è chi denuncia lo stupro. Una donna colpevole di calunnia e di avere ingiustamente devastato la loro vita di bravi ragazzi e lavoratori.
In nessun conto sono tenute le lesioni riscontrate dalla vittima al pronto soccorso:abrasioni agli arti, ecchimosi diffuse in tutto il corpo e sul volto. Secondo l’autorevole parere degli intervistati la ragazza se li è procurati nella passione di un atto consenziente: girandosi più volte nell'erba, e poi stava carponi sul terreno, è normale che avesse dei graffietti sulle ginocchia.
E perché la ragazza avrebbe deciso di affrontare un processo per stupro?
perché il giorno dopo si sarà pentita: di cosa? della sua intraprendenza sessuale, e avrà voluto dimostrare che non era colpa sua, andando così a denunciare i due sconosciuti al solo scopo di danneggiarli.
E cosa avrebbe giustificato un servizio che, oltre a colpevolizzare una vittima, infanga il lungo e paziente lavoro degli inquirenti? inesistenti risvolti oscuri.
In conclusione, il conduttore commenta la vicenda adombrando che questa sentenza non convince, e conclude dicendo: non esprimiamo giudizi, ma aspettiamo l'esito del processo di appello.
Si, anche noi. Con fiducia verso la magistratura, che non pensiamo metta in atto strategie persecutorie verso il genere maschile.

Ultimo, e non meno importante: i processi si devono fare solo nelle aule di giustizia, dove sono valutati gli elementi reali per farli. Non in tv, per giunta dando la parola ai soli accusati. Ferme tutte le garanzie costituzionali a difesa degli imputati e delle vittime, la giustizia "fai da te" suggerita in questo servizio delle Iene è inaccettabile nella tesi adombrata, e anche nel metodo, gravemente scorretto.

Pensiamo che il programma e i responsabili di rete si debbano scusare, e sconfessare senza reticenze simili contenuti e la filosofia che vi è sottesa.
Noi, invitando a una maggiore vigilanza nella qualità dei messaggi, e negli esiti che possono avere, chiediamo le scuse formali del programma e dei responsabili di rete.
3 giugno 2013

sabato 23 febbraio 2013

Uomini-donne uno a zero. E l'uomo è pure un prete!

La faccenda è questa. Una donna - NON certo in quanto "donna", ma in quando candidata di un esecrabile partito sedicente "della libertà" (libertà di chi?),  prende l'ignobile iniziativa di cercare di influenzare neinetemento che tutti i parroci dell'Umbria, e scrive loro questa lettera, alquanto pelosa.
Questa la lettera (a cui va tutto il nostro preoccupato disappunto):
Gentile Parroco,
mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul “fine vita” (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all’adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull’uso degli embrioni, all’apertura all’aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo).
In Parlamento, lo scorso anno, ho costituito, assieme ad altri colleghi, l’Associazione parlamentare per la Vita. Una Associazione che è stata un baluardo contro ogni attacco volto a modificare in senso negativo la nostra legislazione. Malgrado ciò recenti orientamenti dei giudici hanno intaccato lo stesso dettato costituzionale in tema di famiglia, di adozioni e di fine vita.
Immagino che sulla politica economica del mio partito non tutto possa essere pienamente condivisibile e che, magari, alcuni preferiscano soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto o che abbiamo in programma di fare. Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono ‘laici adulti’, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. Se di politica economica si può discutere – ma io ho sempre lottato per orientare al bene comune l’azione dello Stato – su queste tematiche non ci sarà possibilità di mediazione. Mediare significherebbe comunque accettare che, prima o poi, si compia un’escalation che ha come traguardo la modificazione dei valori di fondo della nostra società, da ultima, per usare la denuncia dei vescovi spagnoli, ‘la separazione della sessualità dalla persona: non più maschio e femmina, ma il sesso sarebbe un dato anatomico senza rilevanza antropologica’.
È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l’uomo e la sua vita. Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare. Devotamente saluto,
Ada Urbani, candidata PdL al senato
Perugia, 8 febbraio 2013

E arriva questa bella risposta, di un prete "in quanto pastore" (a cui va tutto il nostro sollevato plauso):

Gentile Senatrice,
ho ricevuto la sua lettera “ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria” e ho deciso di risponderle in quanto “pastore” di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi “abbindolare”.
Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti “temi etici” che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l’aborto…
La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili.
Ma rivolgendosi ai “pastori del popolo cristiano” lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli.
Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzarne i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni.
Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria “modificazione dei valori di fondo della nostra società” (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. Concordo con lei, su questo “mediare significherebbe accettare”.
Un’idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, e pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.
Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti cristiane, anti evangeliche, anti umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi… e, mi creda, mentre nel Vangelo non c’è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull’aborto… sulle discriminazioni, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla non violenza, all’accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere.
Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità.
Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti e di non farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale e consigli il suo capo di seguire l’esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti di questo popolo.
don Gianfranco Formenton
Spoleto 12 febbraio 2013

giovedì 14 febbraio 2013

Oggi! danza contro la violenza! tutto il mondo si sollevi: per Reewa e per tutte le altre

Qui il riepilogo di tutti gli appuntamenti in Italia. Cercate la vostra città, e ritroviamoci tutti insieme per le strade a dire basta, una volta per tutte: inizi la battaglia comune di uomini e donne.
Con un pensiero alla giovane Reewa Steenkamp: uccisa oggi dal suo fidanzato - insieme alla tante altre di cui non sapremo mai il nome! Il suo lo sappiamo: perché entrambi erano famosi. Il suo dolcissimo viso biondo resterà simbolo del femminicidio che, proprio nella giornata della sollevazione mondiale, viene a dirci che non si vuole arrestare. E allora noi danzeremo più forte.

martedì 29 gennaio 2013

Il blog collettivo per le candidate donne

La donna per piccola che sia, vince il diavolo in furberia: saggezza popolare. Un altro vecchio proverbio dice anche: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Nel caso il diavolo è la politica maschile, che si avvale di una informazione al maschile, e che insomma non fa nessuna fatica a tenere (come fa da sempre) le donne fuori dalla porta. A quanto pare è diventato un segreto di Pulcinella il fatto che le donne in politica (come del resto negli altri campi), sono saldamente tenute fuori e uno dei modi per prevenire il loro dilagare è parlarne poco e non dar loro il becco di un quattrino.
Anche per questo, crediamo, è nata la geniale iniziativa del blog "Politica Femminile": tanto più geniale quanto piccola, umile e nata dal basso, fuori dai partiti e promossa dalle donne, e dunque libera; un'iniziativa che cerca di aggirare il silenzio mediatico che circonda le candidate, dando loro qualche strumento in più per farsi conoscere e parlare dei propri temi. 

Si tratta di uno spazio web collettivo in cui le donne candidate possano dire la loro liberamente; con il vantaggio non da poco, per gli elettori, che si tratta di uno spazio collettivo e trasversale. Visitandolo, man mano che compariranno i vari post, potremo dunque avere una visione di insieme che altrimenti è difficile raggiungere.
Speriamo dunque che abbia successo. Il blog nasce per ora come esperimento "regionale": cioè mirato alle prossime elezioni della Lombardia. Se le candidate sapranno sfruttarlo bene non dubitiamo che potrà diventare uno strumento trasversale utilizzabile anche su scala nazionale.

domenica 6 gennaio 2013

Le donne ai partiti: le richieste di "Accordo comune per la democrazia paritaria"

Vi segnaliamo di seguito le richieste delle donne ai partiti, a cui aderiamo pienamente.
Nella imminenza della presentazione delle liste elettorali per il rinnovo del Parlamento nazionale e per le elezioni in tre importanti regioni (Lazio, Lombardia e Molise) le oltre 50 associazioni, gruppi e reti femminili aderenti all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria ribadiscono un pressante appello ai partiti politici attualmente presenti nel Parlamento uscente e/o nelle Assemblee regionali e locali, nonché alle formazioni, ai movimenti e ai promotori di liste “civiche”, che si preparano a partecipare alle prossime competizioni elettorali: affinché assumano un chiaro impegno onde favorire, in conformità con il dettato dell'articolo 3 , dell'articolo 51 e dell'articolo 117 della Costituzione, la presenza paritaria delle donne nelle eligende assemblee.
E’ molto viva nel paese l’esigenza di un forte rinnovamento della “politica”, unita purtroppo a una disaffezione al voto e a una critica generalizzata agli esponenti politici. Non v’è dubbio che le donne,  che partecipano a tutti i livelli e in tutti gli aspetti, alla vita economica sociale e culturale del paese, si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche di scambio e di corruzione sempre più diffuse. Inoltre, le donne, per il duplice lavoro sia nel mondo professionale sia nella cura e educazione dei figli, sono  portatrici di un diverso punto di vista sul mondo del lavoro, sui bisogni delle famiglie, sulla emarginazione dei giovani, più in generale sui problemi che oggi angustiano la comunità sociale, essenziali per salvare la convivenza civile e ridisegnare una società a misura di donne e di uomini, che promuova salute, cultura, relazioni pacifiche, qualità della vita, godimento dei diritti.
Ma la politica le tiene troppo spesso fuori dai luoghi decisionali.
Più donne nella politica e nelle istituzioni significa dunque di per sé un loro profondo rinnovamento e un maggiore interesse del cittadino nei confronti della res pubblica. Se ne è avuta una riprova durante le recenti elezioni primarie per la scelta dei candidati e delle candidate, da parte del PD e di SEL, che avevano introdotto la doppia preferenza di genere: un numero notevole di donne sono state prescelte dai partecipanti a tale consultazione, a dimostrazione che elettori ed elettrici hanno fiducia nelle donne e le considerano portatrici di  cambiamento nella politica.
Riconosciamo che il Parlamento uscente è stato in grado di adottare importanti, (anche se parziali), leggi ispirate al principio di promuovere la partecipazione delle donne nei centri di decisione: 
•  la legge 23 novembre 2012 n 215 (in G.U n.288 dell’11 dicembre 2012, in vigore dal 26 dicembre 2012) - disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei Consigli e nelle Giunte degli Enti locali e nei Consigli regionali. 
• la legge 120/2011 per la parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate; 
• la disposizione, contenuta nella legge 5 luglio 2012 n. 96, che i contributi pubblici spettanti a  ciascun   partito o movimento politico siano diminuiti del 5% qualora il partito o movimento  abbia presentato un   numero di candidati del medesimo genere superiore ai due terzi del totale.
Tuttavia lo slancio necessario ad una vera e propria politica paritaria non è avvenuto. E’ spiacevole ricordare ad esempio che in recenti modifiche delle leggi elettorali e degli Statuti regionali da parte di alcune Regioni non si è provveduto a inserire norme per il riequilibrio di genere e, soprattutto che il Parlamento non ha modificata in tal senso la legge elettorale nazionale.
Le firmatarie dell’appello, perciò, sottolineando l’importanza del voto femminile (che può avere un impatto notevole come dimostrato nelle ultime elezioni statunitensi), auspicano che siano i partiti, le formazioni e i movimenti ad adottare comportamenti e atti per garantire una vera e propria democrazia paritaria fin dai prossimi importanti appuntamenti elettorali, cui si apprestano a partecipare. 
In particolare si chiede:
a• di presentare  liste alternate per genere con un numero di candidature femminili pari al 50% dei candidati; 
b• di presentare un egual numero di donne e di uomini quali capilista;
c• di presentare candidature femminili nel 50% dei collegi ritenuti conquistabili;
d• di invitare i propri elettori ed elettrici, laddove è prevista l’espressione di una preferenza, a utilizzarla con particolare attenzione per le candidate;
e• di presentare nei “listini” o nelle liste bloccate candidate e candidati in ordine alternato per favorire la elezione di una consistente percentuale di donne;
f• di far conoscere i criteri di scelta delle candidate e dei candidati alle primarie;
g• di assicurare nelle tribune elettorali televisive la presenza paritaria delle candidate e dei candidati.
h• di rendere pubblico come sia stata realizzata l’utilizzazione della quota dei rimborsi elettorali destinata per legge a promuovere la presenza delle donne in politica.
Da parte nostra seguiremo le ricadute delle nostre richieste e diffonderemo quanto è utile per informare le elettrici e gli elettori che hanno a cuore la democrazia paritaria, consapevoli che un paese che emargina le donne non è un paese democratico.

Per info e risposte scrivere a: 
danielacarla2@gmail.com • morronir@libero.it

Le Associazioni e i gruppi femminili firmatari:    
Noi rete donne
Affi - associazione federata femminista internazionale
Se non ora quando
Agi (ass. Giuriste italiane – sez. Romana)
Aidos
Ande
Aspettare stanca
Associazione alma cappiello
Associazione bloomsbury                                                       
Associazione donne banca d’italia
Assolei
Centro italiano femminile
Coordinamento italiano lobby europea delle donne
Coordinamento nazionale donne anpi
Commissione diritti e pari opportunità  ass.ne stampa romana
Corrente rosa
Crasform onlus
Dols
Donne che si sono stese sui libri e non sui letti dei potenti
Donne e informazione
Donneinquota
Donne in rete per la rivoluzione gentile
Donne per milano
Donne ultraviolette
Filomena
Fondazione adkins chiti – donne in musica
Fondazione nilde iotti
Gio (osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
Giulia  (giornaliste unite libere autonome)
Il corpo delle donne- blog di lorella zanardo
Il paese delle donne
Ingenere
La meta’ di tutto
Le nostre figlie non sono in vendita
Libera donna - roma
Libere tutte - firenze
Lucy e le altre
Maude (movimento lavoratrici dello spettacolo)
Movimento italiano donne per la democrazia paritaria
Noi donne
Noidonne 2005
Parimerito
Pari o dispare
Professional's women's association
Rete armida
Rete per la parita’
Solidea
Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza citta' di bologna
Udi
Usciamo dal silenzio
Women in the city

giovedì 29 novembre 2012

La donna-water ingentilisce il prodotto, la protesta ingentilisce i produttori di water

Che ci crediate o no, dopo le proteste di diversi blog, e la campagna avviata dalla pagina fb delle Donne ultraviolette, e rilanciata da diverse altre, a partire dalla Rete delle reti, che invitava a scrivere allo IAP, e dopo che la pagina fb della casa produttrice è stata sommersa di proteste (anche molto colorite), non solo l'azienda ha soppresso la sua campagna indecente - che speculava su anoressia, violenza e sessismo, ma si è spinta a diramare un comunicato notevole per più di una ragione.
Le reazioni del resto sono state davvero decise; questa volta, sull'invito a scrivere allo IAP, campeggiava addirittura lo slogan Voglio una denuncia penale




Esagerato? forse; o forse no. Finalmente qualcosa di chiaro sulle conseguenze gravissime che possono avere sulle persone certi messaggi.

La contro-offensiva è stata efficace. Giudicate voi se fosse opportuna o meno. Questo il testo integrale della risposta pervenuta dall'azienda (nb: maiuscole, errori, puntini e punti esclamativi sono originali):

Buongiorno, 

Vi informiamo che abbiamo ricevuto comunicazione dall'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) nella quale ci invitano a desistere dalla diffusione dei messaggi relativi alla campagna "Liberati dal peso delle scelte" (come vedete dalle immagini, "liberati" veniva finemente rappresentato da donne sedute sul cesso o con la faccia nello stesso, nell'atto di vomitare, ndr).

Avremmo potuto opporci, ma abbiamo scelto di accogliere l'invito,

 ritenendo che la sensibilità altrui vada sempre rispettata. 

Accogliamo le segnalazioni di chi ritiene la campagna 'offensiva nei confronti delle donne' e per tanto rinunciamo a proseguire in quel senso pur ritenendo che sui cartelloni ed in tv, escano tutti i giorni immagini forse più raffinate ma molto peggiori sotto questo profilo. 
La ns. Donna voleva ingentilire un prodotto, la discarica di macerie e rifiuti da ristrutturazione, normalmente molto maschile, ad occhi meno critici, i nostri, non era apparso il problema. 
Diversamente vogliamo anche porgere un milione di scuse per la segnalazione arrivata dall'associazione 'anoressia'. Piaga che potrebbe colpire chiunque o qualunque genitore, ci ha toccato nel profondo. Alle persone che si sono sentite offese in questo senso chiediamo ancora scusa. Non abbiamo pensato a cosa avrebbe potuto portare alla mente quella immagine a chi sia stato toccato direttamente o indirettamente dalla malattia.
Questo è il motivo principale per il quale ci sentiamo ... " sciocchi"............. 
Per tutto il resto, RITIRIAMO la campagna per far cosa gradita sperando che venga apprezzato lo sforzo che deve sopportare un'azienda che molto ha investito in una pubblicità per la quale, diversamente dall' opinione di alcuni, è stata apprezzata da altri e siamo certi che se noi dobbiamo rispettare e riflettere sul dissenso di alcuni, taluni dovrebbero rispettare e riflettere su chi ha un punto di vista diverso (quale? quello delle donne con la faccia nel cesso? ndr).
In un mondo che urla ....., in un periodo difficile, in momenti di tensione chiunque puo' commettere errori, magari gravi ma in buona fede, portato a riflettere deve fare un passo indietro o CHI PERO', pochi fortunatamente, non ha aspettato un istante ad ingiuriare noi o chi ha elaborato la 'campagna' o peggio ha verbalmente aggredito con particolare veemenza i dipendenti innocenti e perfino ignari dell'accaduto, non solo non chiediamo scusa, ma lo invitiamo a riflettere almeno quanto abbiamo fatto noi, A RINUNCIARE MAGARI NEL FUTURO ALLA VIOLENZA CON LA QUALE SI E' ESPRESSO, E MAGARI, ANCH' EGLI A CHIEDERE SCUSA !!!!!!!!!!!!! A tutti gli altri. 
Per i motivi sopra esposti invitiamo tutti a non divulgare ulteriormente le immagini.
GRAZIE per averci fatto riflettere, e ancora scuse !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 
La Direzione Bricomatt.

Insomma, diciamolo: alla fine non si capisce se vi scusate o se esigete delle scuse. Ma si resta senza parole davanti al modo in cui sembrate cadere dal pero, l'inconsapevolezza che sembra abbiate del danno.